Un anno fa Valentina Ferragni aveva rilasciato un’intervista a Grazia dove, tra le altre cose, affrontava il problema del body shaming. Un anno dopo alcune testate giornalistiche hanno rilanciato quelle riflessioni che, oggi come allora, hanno fatto riflettere:
Mi dispiace che la mia normalità sia considerata come anormale. Fino a qualche tempo fa le ragazze vedevano le modelle, tutte molto magre, e cercavano di imitarle. Ma oggi non è più così: bisogna essere se stessi.
Non mi sento sbagliata solo perché ho preso qualche chilo in più. Magari dimagrirò, vado in palestra, ma di fatto mi godo la vita. Se voglio mangiare un piatto di pasta, lo faccio. So che non posso piacere a tutti. A volte capita che qualcuno mi fermi per strada quando sono struccata e mi chieda una foto.
Poi la pubblicano sui social e scrivono: “Guardate quanto è brutta”. Allora mi chiedo: perché hanno voluto fotografarsi con me? Solo per insultarmi? Eppure davanti a me nessuno ha mai detto: “Vale, non mi piaci”
Magari non rappresento l’idea della perfezione. Ma preferisco essere imperfetta e accettarlo. Noi donne non riusciamo mai a volerci bene abbastanza. Ognuna di noi prova a diventare più bella, brava, intelligente. Ma quando ci si deve fermare? Quando si è davvero “abbastanza”?”
I commenti pro Valentina Ferragni si sono sprecati. Così l’influencer ha deciso di ringraziarli tutti pubblicando alcune storie su Instagram:
Ho visto che oggi alcune testate hanno riportato un articolo che avevo fatto, mi pare, l’anno scorso riguardante il body shaming. Mi avete scritto veramente in tantissime. Grazie. Non so cosa dire. Sono contenta che le mie parole facciano riflettere e facciano piacere a tantissime di voi. Mi fa piacere che mi abbiate capito l’anno scorso come oggi… Ne ho già parlato tanto di questo argomento. Non vorrei risultare prolissa nel continuare a parlarne, ma lo trovo attuale. Bisogna sempre imparare ad amarsi.
E’ vero: l’intervista non è nuova, ma le sue parole sono sempre molto attuali. Forse, se imparassimo ad amarci e fossimo meno cattivi nel giudicare le persone, il mondo sarebbe un posto migliore.