Ieri su Twitter è stato in tendenza #TwitchBlackOut, l’hashtag promosso dagli streamer di tutto il mondo per invitare le persone ad evitare la piattaforma per un giorno intero. Secondo gli streamer Twitch potrebbe fare molto di più per riconoscere le vittime di abusi sessuali e razziali.
Per chi non lo sapesse di recente numerose streamer donne hanno rivelato di essere state aggredite sessualmente da persone nel settore dei giochi. Negli Stati Uniti sono finiti nell’occhio del ciclone il gamer Lono (SayNoToRage), che ha dovuto pubblicare un video di scuse, e Dariani, ceo di Online Performers Group, che si è dovuto dimettere e accettare che alcuni dei suoi talent abbiano deciso di abbandonare l’agenzia.
Nella diatriba Twitch ha affermato di prendere sul serio le accuse di molestie sessuali, ma gli streamer sostengono che la piattaforma non abbia agito abbastanza rapidamente quando alcune donne hanno denunciato gli abusi sessuali contro alcuni dei suoi creator. Non solo: alcuni sostengono che la piattaforma viola sia stata troppo indulgente quando alcuni creator sono stati accusati di usare un linguaggio razzista e omofobo.
#TwitchBlockOut è nato dalla convinzione che, invitando le persone a non frequentare per un giorno la piattaforma, Twitch avrebbe visto un calo di spettatori e, di conseguenza, di entrate, tale da fare qualcosa per la causa.
La realtà di Amazon ha fatto sapere di stare esaminando i casi collegati ai propri streamer affiliati e ha elogiato coloro che hanno denunciato l’accaduto. Il CEO Emmet Shear, tra l’altro, ha inviato una mail dove ha assicurato di aver deciso un giro di vite, vietando gli account in base al loro comportamento storico. Non solo: ha detto che vuole rendere Twitch un luogo più sicuro in cui le persone possono creare contenuti in totale serenità.
Twitchblackout: com’è andata?
Come è andata l’iniziativa? Bene, ma non benissimo. Alcuni streamer hanno deciso di continuare a fare live, perché non streammare per un giorno sarebbe stato controproducente. Tra questi alcuni, come Trihex, hanno sostenuto che, invece di spegnere Twitch per un giorno, sarebbe stato più utile parlare di questioni legate alle molestie e al razzismo con le proprie community. Altri, infine, hanno continuato a fare le live perché convinti che la campagna sia stata fatta in maniera troppo frettolosa.
La speranza di tutti, però, è che, a prescindere dall’hashtag, questo sia l’inizio di una discussione più ampia sul comportamento delle persone su Twitch e nel settore del gaming.