Dopo lo sfogo di Luciano Spinelli, attaccato per aver fatto un lip-sync di una canzone contenente la N-Word nel suo ultimo video, la parola incriminata è diventata oggetto di discussione a distanza tra Tommy Cassi e Loretta Grace.
Tommy ha deciso di esprimere il proprio punto di vista sulla N-word e ha pubblicato una serie di storie su Instagram. Per lui l’utilizzo nell’arte non è sbagliato, mentre è totalmente contrario ad usarla in tono colloquiale.
Partiamo dal presupposto che io sono molto favorevole all’idea di non utilizzare questa parola, perché io, non essendo razzista, se un gruppo di persone bianche o nere che siano provano fastidio nel mio comportamento o nel mio usare determinate parole, semplicemente non lo faccio per rispetto.
Detto questo: insultare chi utilizza quella parola durante le canzoni, quindi canta canzoni contenti quella parola o recita film in cui si dice quella parola, è altrettanto sbagliato per due motivi. Primo: si arriva a semplificare un problema così enorme al semplice utilizzo della parola. Come se non utilizzare quella parola significasse non essere razzista e utilizzarlo significasse esserlo. In secondo luogo, perché l’arte in genere sensibilizza e rispecchia una società. Di conseguenza: se nei ghetti in America usano quella parola, è giusto, normale e molto utile che nei testi rap venga utilizzata quella parola, per far capire il problema della società. Così come nei film che sensibilizzano sull’argomento razzismo. Sarebbe folle abolire l’uso di quella parola in film che magari hanno il compito di sensibilizzare proprio su quell’argomento.
Detto questo. Non utilizziamo questa parola. Colloquialmente aboliamola, ma se vediamo qualcuno che fa ironia, tipo un comico, con questa parola, è molto importante che questa parola venga usata. Benigni ha fatto un film “divertente” sull’olocausto, ha vinto un Oscar. E’ utilissimo per la società. Fondamentale.
Loretta Grace ha replicato, sempre su Instagram, alle affermazioni di Tommy, perché non concorda con la sua idea:
Sinceramente non concordo affatto con quello che dice. Anzi, a mio avviso bisognerebbe sempre lasciare le persone che vengono colpite e si sentono offese da certe parole, decidere se una cosa va fatta o meno. Secondo me il suo discorso non regge. Trovo completamente inopportuno, che una persona bianca, che non verrà mai offesa con la parola N-word dica cosa mi può offendere o meno.
Se una persona nera pronuncia la N-word quella parola assume un significato. Un significato di appropriazione del termine. Nel caso in cui, una persona caucasica pronuncia la N-word, questa scaturisce ancora oggi delle emozioni molto forti, prevalentemente negative nelle persone nere. Questo dovrebbe essere l’unico motivo per non pronunciarla o utilizzarla il meno possibile. Non va utilizzata secondo me. Secondo me neanche dai neri…
Comunque mi fa impressione come le persone non nere vogliano dire questa parola. E’ pazzesco. Perché volete dirla?
Grace on your dash continua la sua riflessione rispondendo ad un utente che le fa notare che, se si usa, è perché siamo influenzati troppo dagli americani:
Mi spiace contraddirvi. Avrete probabilmente sentito degli afro-americani pronunciare quella parola. Degli americani caucasici non credo proprio.
A questo punto interviene nuovamente Tommy Cassi che ringrazia Loretta, per avergli aperto un mondo, spiegandogli la differenza tra la N-Word e la parola nero:
Le ho scritto in direct civilmente. Essendo che abbiamo entrambi lo stesso obiettivo, combattere il razzismo, è una figata poterci parlare e chiarire le cose a vicenda. Mi ha spiegato una cosa che mi ha scioccato e che non sapevo: la differenza sostanziale tra la N-word e la parola nero. Una differenza, che sì, conoscevo, ma non nel dettaglio. Mi ha segnalato un video che spiega bene tutto. Se non la sapete, guardatelo, perché vi apre un mondo.
Grace ha apprezzato molto l’apertura mentale di Tommy:
Mi è sembrato molto aperto all’ascolto, che è una cosa rarissima. Solitamente quando cerco di fare capire delle cose, in cambio ricevo shitstorm, molta ignoranza, molto cyberbullismo. Sono contenta di aver conosciuto questo ragazzo, che non conoscevo sinceramente. Tra l’altro è molto, molto seguito, quindi mi andrò a spulciare la sua pagina.
Il confronto pacato tra Tommy Cassi e Loretta Grace dimostra che, se si vuole, i social possono essere un luogo costruttivo dove poter esporre le proprie idee e trovare punti d’incontro, specie su argomenti così delicati come il razzismo. Speriamo che da questa cosa possa nascere una collaborazione tra di loro, magari con altri influencer, atta a sensibilizzare i giovani. Perché l’ignoranza si può combattere solo con la conoscenza.