TikTok censura i contenuti LGBT in alcune nazioni? Secondo quanto segnalato dal sito Quartz, il social network starebbe oscurando alcuni contenuti in determinati paesi del mondo. Russia, Bosnia, Giordania, Arabia Saudita: chi volesse cercare in queste aree dei TikTok con hashtag legati alla comunità arcobaleno, potrebbe rimanere solo con una schermata bianca.
TikTok starebbe censurando gli hashtag come #gay in alcune lingue, tra cui il russo, l’arabo e il bosniaco, stando ad alcuni rapporti pubblicati dall’Australian Strategic Policy Institute. Stesso discorso valido anche per #transgender ed espressioni come I am gay o I am lesbian, oscurati senza alcuna riserva. I più pratici di tecnologia sanno che ci stiamo riferendo al cosiddetto “shadow ban“. Che cos’è lo shadow ban? Un’azione che consente di nascondere un determinato contenuto agli occhi degli utenti, di renderlo praticamente invisibile.
Non è la prima volta che voci intorno al blocco da parte di TikTok di alcuni contenuti, in specifiche zone del pianeta, si diffondono online. Lo scorso anno, ad esempio, qualcuno ricorderà lo scandalo della censura di alcuni video storici di proteste in Cina da parte della piattaforma. Il Guardian, famoso quotidiano britannico, ha invece scoperto che nel 2019 TikTok aveva oscurato contenuti a favore di tematiche LGBT in paesi come la Turchia.
TikTok censura la LGBT? L’app respinge le accuse
“La crescita fulminea di TikTok ha ora messo il Partito Comunista Cinese in una posizione da cui può modellare l’ambiente dell’informazione su una piattaforma in gran parte non di lingua cinese”, è stato segnalato nel report dell’Australian Strategic Policy Institute. L’istituto ha registrato un certo timore per quanto sta accadendo in giro per il mondo, dal momento che TikTok rimane un portale anche per le notizie per tanti giovanissimi.
Dal canto suo, TikTok sostiene di supportare da sempre creator appartenenti alla LGBTQ e che alcuni limiti rispondono soltanto alle linee guida nazionali di ciascun paese. Altri hashtag, infine, sono stati oscurati perché spesso usati per condividere e consultare contenuti a luci rosse. C’è da credergli?