A 14 anni di distanza dalla sua nascita, Omegle è stato chiuso! Con un messaggio pubblicato questa notte all’1.26, sull’homepage della celebre chat online, il suo creatore, Leif K-Brooks, ha spiegato i motivi della scelta. In breve: il progetto non è più sostenibile né finanziariamente, né psicologicamente. Ma andiamo con ordine.
Omegle, per chi non lo sapesse, era un sito web che permetteva a due utenti, accoppiati casualmente, di interagire in video senza rivelare i propri nomi o i propri dettagli personali. Leif l’aveva creato per dare la possibilità a tutt* di conoscere altre persone, senza essere obbligati a parlarci per forza. Nel lungo messaggio spiega “Queste chat potevano essere lunghe o brevi; se non volevi parlare con una persona in particolare, per qualsiasi motivo potevi semplicemente terminare la chat e passare ad un’altra chat“. L’anonimato, poi, avrebbe dovuto garantire la sicurezza nei confronti dei malintenzionati. Purtroppo non è sempre stato così. Il creatore spiega:
Sfortunatamente ci sono anche punti deboli. Come ogni strumento, anche Omegle poteva essere utilizzato per il bene o per il male. Alcune persone ne hanno abusato, arrivando a commettere anche crimini incredibilmente atroci. Ho attuato misure ragionevoli per combattere la criminalità e altri abusi, grazie alla moderazione, all’uso dell’intelligenza artificiale e alla collaborazione con le forze dell’ordine. Ci sono “persone” che marciscono dietro alle sbarre grazie anche alle prove che Omegle ha raccolto.
Perché ha chiuso Omegle?
Ma allora, perché ha chiuso Omegle? Dato queste premesse sembra una logica conseguenza. Leif K-Brooks, però, lo scrive chiaramente: “La criminalità non potrà mai essere vinta veramente. E’ una battaglia senza fine che deve essere combattuta e ricombattuta ogni giorno. Il mondo si è incattivito. Le persone sono diventate più tossiche e l’hating è aumentato. Ci vengono richiesti ulteriori sforzi per affrontare questi problemi, in certi casi umanamente irrealizzabili. Siamo stati criticati e i feedback sono stati tutt’altro che costruttivi. L’unico modo per accontentare queste persone è smettere di offrire il servizio“. Lo sfogo di Leif K-Brooks diventa ancora più concreto:
Omegle è il bersaglio diretto di questi attacchi. Quando dicono che Omegle non dovrebbe esistere, in realtà stanno dicendo che non dovresti permetterti di usarlo e di incontrare gente a caso online. Questa idea va contro i miei principi: il peso delle restrizioni per prevenire un crimine non può ricadere sugli utenti, privandoli della libertà. La paura non può essere una gabbia che ci allontana da tutte le cose per cui vale la pena vivere. Ho fatto del mio meglio per resistere agli attacchi e per trovare dei compromessi, ma non sono bastati. Una società sana e libera non può resistere quando collettivamente abbiamo paura l’uno dell’altro.
Alle eccessive restrizioni, poi, si sono aggiunti gli eccessivi costi economici e mentali, per combattere l’uso improprio di Omegle, Leif K-Brooks conclude: “Per quanto vorrei che le circostanze fossero diverse, lo stress e le spese di questa lotta – insieme allo stress e alle spese esistenti per gestire Omegle e combatterne l’uso improprio – sono semplicemente eccessivi. Il funzionamento di Omegle non è più sostenbile, né finanziariamente, né psicologicamente. Francamente non voglio avere un infarto a 30 anni“. Poi fa un appello: “La battaglia per Omegle è persa, ma la guerra contro Internet infuria… temo che l’Internet di cui mi sono innamorato potrebbe cessare di esistere e al suo posto potremo avere qualcosa di più vicino a una versione truccata della TV, sempre più passivo e con meno possibilità di connessione umana. Per questo, se vuoi ti invito a fare una donazione alla Electronic Frontier Foundation, un’organizzazione che lotta per i tuoi diritti online. Dal profondo del mio cuore, grazie a tutti coloro che hanno utilizzato Omegle“.