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Muriel, il body shaming e la sicurezza di sé stessi: “Ho capito che voglio essere felice”

sono grassa muriel

“Questo è forse il video più personale e tosto che io abbia mai girato”. Ha descritto così Muriel il filmato che ha pubblicato lo scorso 4 settembre 2019 sul proprio canale Youtube, su cui conta più di trecentomila iscritti. Titolo? SONO GRASSA, in capslock. L’influencer dai capelli blu ha ripercorso in sette minuti la sua storia, scandendola in base ai cambiamenti fisici legati al peso.

“Tutto è iniziato alle elementari, perché mi dicevano che ero grassa. Me lo dicevano i compagni e i dottori. All’inizio non lo vedevo come un problema, avevo sette anni”, rivela la ragazza che, a causa di un intervento per la rimozione di un tumore benigno alla tibia, in seconda elementare iniziò ad avere uno stile di vita ancora più sedentario. Dal mangiare per noia, all’ingozzarsi per sfogo l’anno dopo per la perdita del papà, il passo fu brevissimo. Muriel sostiene che quello delle scuole medie sia stato il periodo peggiore della sua vita: prese in giro e atti di bullismo la spinsero a mettersi a dieta. Pur avendo perso peso ed iniziando a piacere agli altri, non era tuttavia pienamente felice. Al liceo, un nuovo consistente aumento di peso, a causa di un costante senso di inadeguatezza nei confronti degli altri compagni. Poi, con l’arrivo su Youtube, tutto cambia.

Muriel: “Youtube mi ha aiutato ad acquisire fiducia nelle mie potenzialità”

Nel video, la cantante-influencer rivela che siano stati due i fattori che l’hanno portata ad avere più sicurezza di sé: il lavoro su Youtube, che le ha permesso di spingersi laddove mai si era lanciata prima, vivendo esperienze uniche e formative; la considerazione che non si trattasse di un problema legato al fisico in senso stretto, ma di carattere psicologico. “Quando ero magra, ero più triste. Ora ho iniziato palestra, ma lo faccio con un’altra consapevolezza, che faccia bene”, sostiene Muriel, che oggi né teme né considera il giudizio altrui, anzi offre la propria popolarità per dare voce a coloro che rimangono spesso in silenzio perché emarginati, perché diversi. E verrebbe da chiedersi, diversi da chi?