Youtuber, influencer, gamer: non c’è settimana senza l’annuncio di un nuovo libro scritto da qualcuno con milioni di followers sui social. Qualcuno ironizza su questo “fenomeno”, qualcun altro storce il naso, ma intanto le copie vanno a ruba. Perché così tanti youtuber scrivono libri lo ha spiegato Stefano Peccatori, direttore generale di MondadoriElecta (ma anche di Sperling & Kupfer, Piemme e Frassinelli), al settimanale TuttoLibri de La Stampa.
La colpa (o il merito, dipende dai punti di vista) sembrerebbe essere di Favij, il primo ad aver scritto un libro. Era il 2015: “Ci trovammo di fronte a Favij, star digitale leader su Youtube con una grande passione per i videogiochi che non aveva alcuna esperienza di tipo editoriale: così nacque Sotto le cuffie che arrivò a vendere 90 mila copie“. In quel momento Peccatori capisce che le regole tradizionali per vendere un libro erano saltate.
“Investimenti di marketing, posizionamento nel punto vendita, uffici stampa – spiega Peccatori -: tutto questo meccanismo risultava meno efficace rispetto alla comunicazione diretta che Favij ‘creator’ con oltre 5 milioni di iscritti su Youtube riusciva ad esercitare attraverso il lancio del libro sui suoi canali, con il suo linguaggio e la sua creatività”.
Perché gli youtuber scrivono i libri?
Ma qual è il segreto? “Andiamo a caccia di talenti sui social immaginando che questi personaggi possano trasformarsi in un libro con un contenuto visivo e grafico d’effetto: un oggetto nuovo, insomma. (…) Il segreto è approcciarsi alla loro vita e ai loro contenuti rispettando al massimo le personalità di ognuno: non abbiamo mai tentato di appiccicare loro prodotti editoriali che non fossero frutto della loro identità. Il pubblico capisce subito se la storia non è spontanea e diventa freddissimo“.
Il direttore cita come casi positivi, oltre a Favij, anche quello dei Me Contro Te (che hanno avvicinato un pubblico di bambini composto da 6-9enni), i Valespo, Nonostante di Marta Losito e i due libri di Iris Ferrari. “Pazienza se non ci tratta di libroni destinati a diventare classici. L’importante è che convincano i giovani ad avvicinarsi all’oggetto libro“, conclude il direttore.