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Chi è Jeffrey Dahmer, il “serial killer” (che è esistito davvero) della serie di Netflix… di cui tutt* parlano?

Jeffrey Dahmer vera storia
Vi raccontiamo la vera storia di Jeffrey Dahmer, il serial killer protagonista della serie TV Netflix: quando è morto? Quante persone ha ucciso?

Dahmer” è senza dubbio la serie televisiva più chiacchierata del momento. Non solo perché ha battuto ogni record di sempre su Netflix (superando anche “Squid Game” come serie più vista nelle prime 24 ore), ma anche perché racconta una storia davvero particolare. Jeffrey Dahmer è il nome del serial killer protagonista della storia: in tv è interpretato da Evan Peters, ma è un personaggio che è esistito davvero (tanto da conquistare i soprannomi di Cannibale di Milwaukee o Mostro di Milwaukee). Oggi vogliamo raccontarvi la sua storia!

Disclaimer: questo articolo parla di fatti realmente accaduti. Se sei una persona facilmente impressionabile e sensibile, ti consigliamo di non leggerlo! Se, invece, non vuoi troppi spoiler sulla serie tv… fermati qui: leggendo la sua storia, potresti avere delle anticipazioni.

Jeffrey Dahmer e l’infanzia problematica!

Il piccolo Jeffrey, fino ai sei anni, trascorse un’infanzia piuttosto tranquilla a Milwaukee, in Wisconsin, la cittadina dov’era nato. Nato nel 1960, quando lui aveva otto anni la sua famiglia decise di trasferirsi a Bath Township (sempre in Ohio). Jeffrey subì un cambiamento radicale nel comportamento, diventando più schivo e riservato, e iniziando a sviluppare un malsano interesse per gli animali morti. Nel frattempo, era nato anche il fratellino minore, David Dahmer (che oggi ha cambiato nome e vive tranquillo da qualche parte in America).

Il padre, un professore di chimica, pensando che questa nuova passione del figlio fosse legata al puro amore scientifico, insegnò a Jeffrey l’arte della tassidermia (l’imbalsamazione degli animali morti), come mantenere intatte le carcasse degli animali e come sbiancarne le ossa.

“Un serial killer”: i suoi omicidi! [TW]

A sedici anni, Jeffrey Dahmer iniziò a consumare alcol a qualsiasi ora del giorno. Nel frattempo aveva capito di essere omosessuale, ma non lo aveva confidato a nessuno, nemmeno ai genitori (che divorziarono che aveva diciotto anni). Nel 1978, a 18 anni, compì il suo primo omicidio. La vittima? Steven Hicks, diciannove anni, un autostoppista. Dahmer riuscì a convincerlo ad andare a casa propria per bere qualcosa. Hicks tentò in qualsiasi modo di convincere Jeffrey a farlo andare via, ma quest’ultimo colpì Steven alla testa con un bilanciere e infine lo strangolò. Fece poi a pezzi il cadavere e lo mise in dei sacchi di plastica, mettendosi poi in auto per seppellirlo da qualche parte. Le forze dell’ordine lo fermarono per un controllo lungo la strada, ma lo lasciarono andare senza perquisire la vettura, non notando nulla di sospetto.

Dopo essere tornato a vivere con la nonna a West Allis dopo una breve parentesi nell’esercito, Jeffrey nel 1987 iniziò a frequentare i locali gay della città: inizia così la lunga scia di sangue. Proprio in uno di questi bar, infatti, adescò Steven Tuomi, un 25enne di origini finlandesi: lo portò in una camera d’albergo e lo uccise soffocandolo dopo averlo fatto bere parecchio. Mise poi il suo cadavere in una valigia, lo portò a casa ed ebbe con esso un rapporto sessuale; infine, lo smembrò e gettò i pezzi nei rifiuti. Fu lui la seconda vittima!

Il modus operandi era sempre quello: adescava le vittime fino nel suo appartamento (con la scusa di essere un fotografo), le drogava, le uccideva e poi, o le smembrava subito, o prima aveva rapporti sessuali con i cadaveri. Solo più tardi iniziò a conservare i pezzi in congelatore, e anche a mangiarne alcune parti: da qui, il soprannome di Cannibale di Milwaukee o Mostro di Milwaukee. Sono state 17 le vittime accertate, uccise tutte da Jeffrey Dahmer.

Condannato a 957 anni di carcere, e la morte!

Nel 1991, tredici anni dopo il suo primo omicidio, finalmente la polizia perquisì il suo appartamento. Il risultato fu angosciante: trovarono teste, braccia e altre parti del corpo conservate perfettamente nel frigorifero o immerse nella formaldeide, oltre che le fotografie delle vittime prima e dopo l’omicidio. Jeffrey Dahmer uccise 17 persone, tutti ragazzi omosessuali dai 14 ai 31 anni, principalmente afroamericani e asiatici. Nel 1992 si dichiarò colpevole al processo, e il giudice lo condannò a un ergastolo per ogni vittima (in tutto 957 anni di carcere). Tuttavia, nel 1994 Dahmer fu ucciso in prigione da un altro ergastolano. Aveva 34 anni. A oggi, come già detto nella serie TV, la città di Milwaukee non ha ancora eretto il monumento in memoria delle vittime dove sorgeva l’appartamento del serial killer.

Nella cultura popolare, Jeffrey Dahmer è stato spesso nominato in canzoni, serie TV, film. Nelle ultime settimane si è scatenata una polemica contro Katy Perry, che aveva nominato il serial killer in “Dark Horse“, e contro Kesha, che aveva fatto la stessa cosa nella sua “Cannibal“. Quella del regista Ryan Murphy è solo l’ultima delle trasposizioni sul piccolo schermo della storia del cannibale di Milwaukee: era già stato fatto un film nel 2017, con Ross Lynch nei panni di Dahmer, e prima ancora, nel 2002, con Jeremy Renner (l’Occhio di Falco della Marvel).