Partendo da un noto caso di cronaca, il programma televisivo di Rai 2 Generazione Z ha permesso a Jacqueline Zanetti di raccontare una sua esperienza fino ad ora mai affrontata pubblicamente.
La conduttrice della trasmissione Monica Setta ha esordito in puntata con una delicata riflessione, poi sviluppata proprio dalla tiktoker: “Spesso la donna che denuncia si trova a diventare vittima, venendo colpevolizzata”. A questo punto, Jacqueline ha colto l’occasione per sensibilizzare alla consapevolezza sul tema della violenza di genere, entrando pian piano nel particolare della sua vita privata:
La donna viene colpevolizzata perché si pensa: “Aveva la gonna corta, era un po’ scollata”. Non è così. Ho partecipato a tantissime associazioni che si occupano della violenza sulle donne. Sono molto ferrea su questa cosa perché quando ero piccolina ho avuto un’esperienza simile e ho avuto dei problemi futuri. Ho sofferto di attacchi di panico.
Jacqueline Zanetti, visibilmente commossa, ha raccontato successivamente i motivi di questa reazione, parlando per la prima volta pubblicamente di una sua terribile esperienza. Il responsabile? Un uomo nella sfera delle amicizie di famiglia, che la creator della Stardust House ricorda molto lucidamente:
Quando ero un po’ più piccolina un uomo mi ha molestata. Quando avevo 7 anni, con i miei genitori andavamo sempre da questa famiglia. Quest’uomo, quando ero con i figli di sua moglie, era sempre lì. Le molestie non erano solo verbali, ma anche fisiche. Fortunatamente non è andato troppo oltre. Me lo ricordo molto bene, sono stata proprio io a far smettere questa cosa. Gli avevo detto: “Se non la smetti, io ti denuncio”, ho un carattere molto forte. Nessuno se ne era accorto perché lui stava molto attento, faceva vedere che giocava, ma non era così. Ho detto ai miei genitori che non sarei mai più voluta andare lì con loro. Quando ero piccola avevo paura che mi sgridassero, pensavo di essere io a sbagliare ma non era così.
Inizialmente la tiktoker non riusciva a concepire quanto fosse accaduto. Non trovando una soluzione, ha scelto poi di reagire e trovare quel coraggio che per anni l’ha tenuta prigioniera di sé stessa:
Me ne sono resa conto col tempo. Ogni persona che mi guardava mi venivano attacchi di panico, non riuscivo a prendere l’autobus da sola per andare a scuola, stavo sempre con i miei compagni e le mie amiche. Dopo mi sono impuntata con me stessa, non potevo continuare così. Ho cominciato a uscire da sola, andare dal mio primo fidanzatino. Da lì ho cominciato ad andare nelle associazioni, ascoltare le donne e fare il mio dovere.
Infine, ha deciso di lanciare un messaggio al pubblico, sottolineando quanto questo racconto sia stata per lei liberatorio: “Averne parlato mi ha fatto stare bene, è stato importante”.
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