Imen Jane è una giovanissima economista che usa i social per parlare di politica e finanza. Tre giorni fa ha pubblicato un post sul suo profilo, dove dichiara di essere stata censurata dalla super potenza cinese.
Ecco il post di Imen Jane incriminato
Il motivo risiede nell’utilizzo, da parte di Imen, dell’hashtag “Hong Kong Protest” che la massiccia rete di bot governativi cinesi ha prontamente provveduto a censurare.
Questa barbara operazione non ha colpito esclusivamente il contenuto del singolo post ma, più in generale, tutto il lavoro online di Imen.
Per chi non la segue non sarà più possibile raggiungere il suo profilo o trovarla tramite hashtag; Imen si è vista preclusa anche la possibilità di sponsorizzare post o stories.
In realtà Instagram e Facebook sono assolutamente censurati in Cina, ma il governo investe comunque tantissimo denaro per evitare che i milioni di utenti attivi sulla piattaforma possano manifestare anche il minimo dissenso politico. Oltre al controllo totale sull’informazione nazionale, la maxi potenza asiatica cerca una copertura piena anche sull’informazione digitale.
Un fatto gravissimo che non può non creare allarmismo, soprattutto nell’ottica in cui la Cina si sta apprestando a diventare la prima potenza mondiale. La prospettiva di un mondo dominato da un regine dove non esistono opposizioni e dove la libertà d’espressione è fortemente limitata, fa molta paura.
Per fortuna ci sono persone come Imen che scelgono di sacrificare il profitto in nome della libertà, che decidono di rinunciare a guadagni e popolarità pur di rimanere coerenti con i propri principi.
Quanti, in questo mondo virtuale, sarebbero disposti a rinunciare a qualche follower per una questione prettamente morale? Pochissimi, soprattutto quando i primi a sottostare a certe logiche di mercato sono colossi come Apple.
Il questo contesto il raro coraggio di Imen acquisisce ancora più valore; un isolato brandello di luce in uno scenario inevitabilmente dominato dal potente e trascendente Dio Denaro.