Da un paio di giorni si sono riaccesi i riflettori sul fenomeno del catcalling, problema che affrontano quotidianamente tantissime donne (vi avevamo raccontato qualche mese fa l’esperienza di Riphuda), senza che si trovi una soluzione. A dare nuova visibilità a questa problematica è stata prima Aurora Ramazzotti, che ne ha parlato in quanto vittima di questo genere di molestia, poi Damiano Er Faina che, invece, a detta di molti ha sminuito il problema. Ma cosa è esattamente il catcalling? Facciamo chiarezza.
Il catcalling è una molestia sessuale, prevalentemente verbale che avviene soprattutto per strada e coinvolge in particolar modo le ragazze e le donne. La molestia varia dai complimenti non richiesti ai commenti volgari indirizzati al corpo della vittima, dai fischi, alle strombazzate dei clacson delle automobili, fino alle domande invadenti e agli insulti veri e propri. Come riporta l’Accademia della Crusca è a tutti gli effetti da considerare una molestia, che nasce da una mentalità sessista.
Il fenomeno segna psicologicamente le vittime, le porta ad avere paura di uscire e colpevolizzarsi per la scelta dell’abbigliamento indossato in mezzo alla strada. L’aspetto più grave è che, secondo uno studio mondiale condotto da Hollaback, in collaborazione con la Cornell University, l’84% è stata vittima di catcalling prima dei 17 anni.
Cosa è successo ad Aurora Ramazzotti
Aurora Ramazzotti due giorni fa è stata nuovamente vittima del cat calling. La figlia di Michelle Hunziker ha deciso di denunciarlo pubblicamente in una storia di Instagram che, successivamente, è stata ripresa dai principali quotidiani nazionali:
Sono l’unica che ne è vittima costantemente nonostante io mi vesta da maschiaccio? Non appena metto una gonna o, come questo caso, mi tolgo una giacca sportiva, perché sto correndo e fa un cacchio di caldo, devo sentire i fischi, i commenti sessisti, le schifezze. A me fa schifo. Se sei una persona che lo fa e stai vedendo questa storia, sappi che fai schifo.
Cosa ha detto Er Faina
Damiano Er Faina su Instagram ha commentato le parole di Aurora Ramazzotti, sminuendo ciò che le è successo:
Capisco se uno mentre stai a passeggià viene proprio là e te rompe il ca**o o te insulta lo posso capire. Ma che c’è, il manuale de rimorchio? Uno passa e se vede due belle gambe, almeno quando ero piccolo io, fischia e “Ah fantastica!”. Aò, mica t’ho detto “vaffanc*lo brutto cesso!”. Il catcalling per due fischi? Io non lo so dove ca**o andremo a finì. Ripeto: se qualcuno viene là e ti ca*a er ca**o, te tocca e te fa, sono d’accordo con te. Ma se uno fischia e ti dice: “Ah bella!”, digli grazie!
Ovviamente Er Faina ha detto la sua opinione non tenendo conto della sensibilità altrui e non mettendosi assolutamente nei panni di una ragazza che subisce questa forma di molestia (che non mai è giustificabile). Più tardi ha provato a raddrizzare il tiro:
E’ sottinteso che il mio discorso di prima vale per i ragazzi ovviamente. Certo che se ad una di sedici anni le si affianca uno di sessanta, fischia e le dice “bella”, le tiro una scarpa io se ce sto.
La toppa è peggio del buco. Portando all’estremo il suo ragionamento: la ragazza maggiorenne si può fischiare (sicuramente chi fischia, prima chiede l’età alla malcapitata, poi fischia), mentre la ragazza minorenne non può essere fischiata, ma solo dai vecchi (forse perché alla vittima il gesto dà più o meno fastidio in base all’età anagrafica della persona).
C’è chi ha risposto in modo altrettanto ignorante e vergognoso a Damiano, augurandogli anche la morte, e chi, come Cecilia Cantarano e Nicole Rossi, hanno cercato di spiegargli educatamente cosa non ha capito di questo genere di molestia.
Cosa ha detto Cecilia Cantarano
Cecilia Cantarano su Instagram ha sottolineato che il pensiero dell’infleuncer è un po’ superficiale e ha provato a spiegare:
Penso che ci siano moltissimi modi per complimentarsi con una persona senza metterla a disagio. Anche evitando di essere uno sconosciuto per strada che fischia e grida: “Ah miciona!”. Non è una giustificazione il fatto che ai tempi tuoi si facesse, perché andando avanti dovrebbe esserci una evoluzione della specie umana, non un’involuzione…
C’è grande differenza tra l’andare da una persona a complimentarsi dicendo: “Ciao, scusa se ti disturbo, secondo me sei molto bella” piuttosto che sto andando a casa da una mia amica, c’ho un vestitino e tu fischi e mi fai: “Bambola”. Io ti tiro una pizza, per davvero.
Ovviamente penso che sia una mancanza di rispetto anche se lo fa una ragazza ad un ragazzo. E’ inutile dire che ti sto facendo un complimento, perché magari in quel momento e in quella modalità, il complimento tuo non lo voglio. Ci sono un miliardo di altri modi per fare un complimento.
Cosa ha detto Nicole Rossi
Anche Nicole Rossi ha deciso di intervenire sull’argomento. Nelle storie Instagram ha raccontato la sua esperienza:
Mi capita da quando ho dodici anni, da quando ero una bambina. Mi ricordo perfettamente quando gli operai che lavoravano sotto casa mia, avevano minimo 40 anni, mi urlavano mentre stavo andando alle medie con i miei amichetti. Mi vergognavo come una ladra. Da lì controllavo se il jeans fosse troppo stretto e cose simili. Io mi controllavo. A 12 anni non puoi avere questi problemi. Da piccola non volevo mettermi la gonna perché mi faceva sentire troppo adulta, troppo donna…
Sono cresciuta e ho iniziato a fare l’acchiappina dei turisti per il ristorante di mio zio. Da lì quell’incubo è diventata quotidianità. Mi vergognavo, mi sentivo uno schifo e soprattutto mi sentivo guardata e giudicata da tutti, soprattutto dalle donne più grandi che, invece di difendermi dai commenti e da queste cose, mi guardavano.
Per questa storia quasi stavo cambiando il mio modo di essere e di apparire, per non sentirmi più il peso addosso degli sguardi e non dover dare più giustificazioni.
Ad oggi, quando vado in giro un po’ scollata e non sono con il mio ragazzo, mi sento più vulnerabile ed è una cosa che mi fa inca**re da morire.
[FOTO: Instagram]