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Camilla di A-more accusa un brand di abbigliamento online di aver copiato la grafica di un suo capo: scoppia il caos!

a-more
In questi giorni si discute sulla somiglianza fra i capi di un brand online e quelli di A-more. Vi spieghiamo cosa è successo nel dettaglio!

Da qualche giorno sembra esserci agitazione nella comunità di TikTok amante del fashion. Ma cosa è successo? Ve lo spieghiamo noi! Tutto ha inizio con un post che un famoso brand di abbigliamento low cost ha pubblicato sulla sua pagina Instagram, quello di un capo della sua collezione. La grafica presente sul retro del prodotto protagonista dello scatto sembra essere molto simile a quella di un piccolo business made in Italy, A-more, del quale è proprietaria Camilla Clemente, che racconta la crescita della sua impresa proprio su TikTok.

Anche lo slogan utilizzato dal brand sotto accusa non sembra essere troppo diverso da quello che contraddistingue il marchio di Camilla: “Love is not enough, we need more“. Non è mancata così la risposta degli utenti che seguono e sostengono la ragazza che, una volta visto il post in questione, hanno taggato sia lei che l’account del brand negli stessi commenti. A tal proposito Camilla, dopo aver commentato il post sia con il suo account personale che con quello dell’azienda, ha commentato amareggiata la vicenda sulle sue Storie di Instagram:

Non sono né la prima né l’ultima a finire in questo sistema, ma l’unico modo per fermarli è non supportare più realtà come queste.

Fra i tanti che hanno pubblicamente espresso supporto a Camilla, c’è stata anche Jenny de Nucci, che tramite un contenuto sulle sue Stories ha affermato:

Immagina di rubare le grafiche a una ragazza di vent’anni che si sta costruendo un business da sola.

Il sito di abbigliamento sotto accusa non sarebbe quindi nuovo a questo tipo di polemiche, dal momento che spesso ha ottenuto critiche per aver ripreso e riformulato modelli simili a quelli prodotti da aziende più prestigiose e di lusso. Inoltre, come tante altre catene low cost, fa parte del mondo del fast fashion, aspramente criticato per le tecniche e le logiche di produzione, inquinanti e controverse sul lato dei diritti degli operai.

Tuttavia c’è da dire che neanche il brand di Camilla è stato esente da critiche e polemiche. C’è infatti chi ha sostenuto che la questione abbia ottenuto un clamore fin troppo ampio, e che Camilla stessa segua e riprenda tendenze già affermate nel mondo del fashion. Su questa polemica la proprietaria di A-More non si è espressa. Il punto alla faccenda non è stato ancora messo: voi che ne pensate?