Dare del “bimbominkia“ a qualcuno online è reato e quindi è punibile dalla legge. Uno degli insulti più vecchi nati nel web non può più essere utilizzato: la Corte di Cassazione ha lanciato un monito sull’utilizzo delle parole offensive sul web. Secondo una recente sentenza il termine “bimbominkia” è a tutti gli effetti una diffamazione, perché indica una persona con un quoziente intellettivo sotto la media. In più, se questa viene utilizzata in un gruppo Facebook con più di duemila persone, il reato diventa diffamazione aggravata.
Questa però non è la prima volta che la Cassazione si esprime sulle offese online. Già diversi anni fa aveva stabilito che offendere qualcuno in un gruppo Facebook era paragonabile ad essere offesi sulle colonne di un giornale. Questa volta però è stato indicato un termine molto preciso. Insultare online è quindi considerato una diffamazione a mezzo stampa. I social infatti permettono di raggiungere molte persone e quindi diffondono l’offesa. Si ha diffamazione infatti quando si offende qualcuno che non è presente davanti a più persone.
Qual è il significato di bimbominkia?
Come detto in precedenza il termine è ormai abbastanza anziano visto che fa parte di una delle prime ere di internet per cui il suo utilizzo si è ridotto abbastanza. La parole indica utenti infantili che si intromettono in tutte le conversazioni in maniera poco costruttiva e che non hanno alcun rispetto per gli altri. Può indicare anche chi basa la proprio vita solo sulle mode del momento, chi manda messaggi pieni di emoticon o con abbreviazioni (xche, nn, ecc.).
Anche se ci si trova online, quindi, bisognerebbe stare attenti a ciò che si dice, perché non ci si trova in un mondo al di sopra della legge. Le regole valgono sempre e comunque, quindi, prima di insultare qualcuno, bisognerebbe pensarci bene, perché magari si potrebbe rischiare una denuncia.