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Andrea Pinna: “Mi è stato diagnosticato un disturbo bipolare. Dirlo è stato paradossalmente rivoluzionario”

Andrea Pinna

Andrea Pinna, rispondendo alle domande di Fanpage, ha raccontato che gli è stato diagnosticato un leggero disturbo bipolare:

Quando ho raccontato che mi fosse stato diagnosticato un disturbo bipolare, per fortuna leggero, ma presente, dire: “Ho una forma di depressione” è stato paradossalmente rivoluzionario. Io sento di non aver fatto niente, però purtroppo siamo in un periodo così buio in cui raccontare di stare poco bene e di andare dallo psichiatra è un atto di coraggio. La base di tutto è l’ignoranza. Tutto nasce dal non sapere. A me è stato diagnosticato questo problema nell’anno più felice e di successo della mia vita, in cui mi ho cambiato casa e ho fatto tutte cose molto liete, nonostante ciò mi è venuta la depressione.

La gente è ignorante e pensa che la depressione ti viene quando sei molto triste. La depressione è come l’influenza ti viene punto. Puoi essere Nicole Kidman o un bambino organo, se ti deve venire ti viene. Se tu non sai che se ti deve venire ti viene e punto, se dico che sono depresso mi dicono che sono un irriconoscente, che sono uno che sputa nel piatto in cui ha mangiato, che non si rende conto della fortuna che ha, ma non c’entra niente.

Andrea Pinna: essere bipolari

Non è la prima volta che Andrea Pinna parla del suo problema. Nelle storie di Instagram ha raccontato nel corso dei mesi la sua depressione data dalla lieve forma di bipolarismo:

Premesso che io non sono depresso, ma sono bipolare, quindi passo da depressione bipolare a periodi di up. Il contrario di depresso non è felice, ma maniacale. La mia terapia mi aiuta sia quando sono in up, per abbassare il livello, che quando sono in down per sollevarmi dal letto. Vi racconto la mia esperienza personale di cosa vuol dire quando ti viene la depressione. Io non ci avevo capito niente, finché non sono andato a curarmi, perché, segnatevelo, la depressione è una malattia, che ti può pigliare come ti piglia l’influenza.

Io pensavo che la depressione ti venisse quando hai una tragedia, tipo ti muore un parente o perdi il lavoro, invece il medico mi ha spiegato che i depressi i motivi non ne hanno: “Sono malati e quindi sono depressi”.

Ad aprile scorso, il giorno dopo pasquetta sono entrato in depressione. Motivi? Zero. Mi sono svegliato e ho cominciato a piangere. Praticamente di base sei triste perso senza neanche pensare. Se pensi, cosa che non consiglio di fare, pensi solo a tragedie. Piangevo e poi non avevo voglia di fare nulla. Ho passato 40 giorni nel letto sdraiato tutto il giorno… per fare la doccia ci mettevo 2 ore e mezzo, 2 ore per prendere il coraggio…

Non riuscivo a rivolgere parola a nessuno. Non riesci a dire neanche ciao. Senza motivo vuoi morire continuamente. Se non pensi con speranza alla tua morte, pensi a quella degli altri. Hai difficoltà a vedere un amico, a fare una storia, a lavorare.

Successivamente, grazie a mia sorella grande Francesca, sono andato da un medico che insegna ad Arvard, mi ha modificato la cura e sono stato meglio. Anche se passare da una terapia all’altra ti porta effetti collaterali differenti, come brividi di freddo, nausea e sudorazione notturna.

Quattro settimane fa Andrea è tornato sull’argomento:

Volevo spiegarvi cosa significa star bene dopo quindici mesi di down, con alti e bassi. Da fine di aprile dell’anno scorso a un mese fa sono stato in down, quindi un periodo dove volevo solo stare a letto. Voglia zero di fare storie e di rispondere ai messaggi. Ho passato 15 mesi con la morte nel cuore. Ora sono in up. Meglio l’up del down, ma l’up se non è gestito – io lo gestisco con il supporto psichiatrico e psicoterapeutico – corrisponde alla psicopatia, cioè dormo due ore a notte e reazioni inaspettata. Soprattutto ad ogni up corrisponde un down proporzionato. Quindi se io ho un up fortissimo, dopo qualche mese sarò down. Però sto imparando a gestire tutto.

Speriamo che il racconto di Andrea Pinna possa essere utile alle persone che hanno problemi simili. Come ha più volte ribadito l’influencer, per provare a superare il problema, è importante parlarne senza vergogna con medici, psichiatri e psicoterapeuti.